Giornata per la Vita Consacrata

Omelia di Mons. Francesco Beschi Vescovo di Bergamo

nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno della vita consacrata.

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Da: “L’ECO DI BERGAMO” del 26 marzo 2015

 

«Ieri il mondo diceva che le monache di clausura vivevano fuori dal mondo e dalla realtà. Da tempo, invece, quello stesso mondo che criticava, non riconosceva o faceva ironie, batte alle porte del mondo dei monasteri. Adesso le tante persone che ci contattano, anche giovani, ci ripetono che il mondo fuori dei monasteri è brutto, anzi fa schifo». Parla per esperienza diretta suor Cristina Piccinali osb, monaca dell’antico monastero cittadino di San Benedetto. Del resto, il mondo della clausura è tornato prepotentemente alla ribalta sui mass media dopo il simpaticissimo episodio, avvenuto sabato scorso nel Duomo di Napoli, che ha visto Papa Francesco letteralmente assalito dall’entusiasmo delle monache dei monasteri partenopei, incuranti dei richiami anche dialettali del cardinale Crescenzio Sepe. Le stesse monache hanno poi risposto ironicamente su Facebook alla terribile Luciana Littizzetto, che le aveva accusate, abbracciando l’uomo Papa, di essere delle donne represse: «Non sarebbe forse il caso, cara Luciana — hanno risposto le vispe monache partenopee —, di aggiornare il tuo manzoniano immaginario delle monache di vita contemplativa?». L’episodio di Napoli è stato ripreso anche nella sua rubrica «Buongiorno» sulla Stampa di Torino da Massimo Gramellini, in cui ha affermato unilateralmente che l’ingresso nei monasteri di Facebook e Internet ammazza l’idea stessa di clausura.

Anche le monache di San Benedetto hanno il telefono e il sito www.monasterosanbenedettobergamo.com. Ma il loro uso non le distoglie dal carisma contemplativo, ma anzi lo rafforza e lo dilata nel mondo esterno. Nel monastero, guidato attualmente dalla badessa suor Tarcisia Pezzoli, ci sono 15 monache. La giornata tipo vede la sveglia alle 4 per la recita del Mattutino ed è poi caratterizzata dalla Messa quotidiana e, mattina e pomeriggio, dalle Liturgia delle Ore, dai lavori comunitari (riassetto delle celle, pulizia degli ambienti, ricamo, miniatura di pergamene, cura degli animali da cortile, del giardino e dell’orto). Alle 17,30 Vespri, Rosario e meditazione. Alle 19 cena, seguita dalla ricreazione (soppressa in Avvento e Quaresima). Alle 20,30 Compieta. Al monastero fanno riferimento gli Oblati, una ventina fra uomini e donne, che vivono nella quotidianità il carisma benedettino. «Nei colloqui in parlatorio, per telefono e internet — racconta suor Cristina — le persone chiedono una merce rara nel mondo di oggi, cioè di essere ascoltate nei loro dolori, sofferenze e speranze. Ci chiedono di pregare per motivi di salute, lavoro, giovani che non rigano dritto e problemi di famiglie in crisi o che si stanno sfaldando. Chiamano e scrivono giovani, adulti, genitori e nonni. Noi rispondiamo a tutti e preghiamo per ogni richiesta. I mali della società sono frutto della cultura degli ultimi decenni, che ha attaccato famiglia, fede, tradizioni religiose, valori condivisi». Le richieste di preghiere sono uno specchio della società. «Negli ultimi anni — prosegue suor Cristiana — sono aumentate notevolmente le richieste di preghiere per il lavoro che manca, che si è perso o che si rischia di perdere. Anche le ditte nostre fornitrici si raccomandano alle nostre preghiere perché sentono la crisi economica. In monastero sentiamo la tensione, la sofferenza, le paure su presente e futuro che regnano nel mondo. Non a caso, tante persone, anche giovani, ci dicono come in un ritornello: “Il mondo fuori è brutto, fa schifo”».

In monastero, le monache pregano anche per i tanti cristiani perseguitati o uccisi nel mondo. «Sono notizie impressionanti — racconta suor Cristina —, ma dovrebbero farci anche riflettere sul nostro essere cristiani comodi o tiepidi». Ieri sera, nella chiesa del monastero il vescovo Francesco Beschi ha presieduto una Messa. «L’abbiamo invitato per l’anno della vita consacrata — racconta suor Cristina —. Non potendo esserci per San Benedetto, ha scelto la festa dell’Annunciazione, che coincide con il 12° anniversario della sua nomina episcopale». Il vescovo ha ringraziato per l’invito e per la loro testimonianza nella diocesi, commentando «la splendida e delicata pagina evangelica dell’Annunciazione» e invitando le monache «a trasmettere a tutti la gioia e la bellezza della vocazione religiosa, dono prezioso per la Chiesa e gli uomini».

 

Carmelo Epis

Alcune immagini della Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo

Per gentile concessione del fotografo sig. Yuri Colleoni 

Lo spirito che anima la nostra Comunità


Con la presenza di mons. Francesco Beschi, il 25 marzo 2015, abbiamo celebrato la giornata della Vita Consacrata proprio con lo spirito che il Santo Padre ci ha trasmesso nella sua Lettera apostolica, della quale di seguito vi diamo alcuni stralci che sono stati l'anima di alcune nostre riflessioni e della nostra celebrazione con i membri degli ordini religiosi: Istituto di Maria bambina, Istituto delle Sacramentine, Istituto delle Poverelle e con gli Oblati del nostro monastero.

“Quest’Anno ci chiama inoltre a vivere il presente con passione. La grata memoria del passato ci spinge, in ascolto attento di ciò che oggi lo Spirito dice alla Chiesa, ad attuare in maniera sempre più profonda gli aspetti costitutivi della nostra vita consacrata.

Dagli inizi del primo monachesimo, fino alle odierne “nuove comunità”, ogni forma di vita consacrata è nata dalla chiamata dello Spirito a seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo (cfr Perfectae caritatis, 2). Per i Fondatori e le Fondatrici la regola in assoluto è stata il Vangelo, ogni altra regola voleva essere soltanto espressione del Vangelo e strumento per viverlo in pienezza. Il loro ideale era Cristo, aderire a lui interamente, fino a poter dire con Paolo: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21); i voti avevano senso soltanto per attuare questo loro appassionato amore.

La domanda che siamo chiamati a rivolgerci in questo Anno è se e come anche noi ci lasciamo interpellare dal Vangelo; se esso è davvero il “vademecum” per la vita di ogni giorno e per le scelte che siamo chiamati ad operare. Esso è esigente e domanda di essere vissuto con radicalità e sincerità. Non basta leggerlo (eppure lettura e studio rimangono di estrema importanza), non basta meditarlo (e lo facciamo con gioia ogni giorno). Gesù ci chiede di attuarlo, di vivere le sue parole.

Gesù, dobbiamo domandarci ancora, è davvero il primo e l’unico amore, come ci siamo prefissi quando abbiamo professato i nostri voti? Soltanto se è tale, possiamo e dobbiamo amare nella verità e nella misericordia ogni persona che incontriamo sul nostro cammino, perché avremo appreso da Lui che cos’è l’amore e come amare: sapremo amare perché avremo il suo stesso cuore. […]

 

Con questa mia lettera, oltre che alle persone consacrate, mi rivolgo ai laici che, con esse, condividono ideali, spirito, missione. Alcuni Istituti religiosi hanno un’antica tradizione al riguardo, altri un’esperienza più recente. Di fatto attorno ad ogni famiglia religiosa, come anche alle Società di vita apostolica e agli stessi Istituti secolari, è presente una famiglia più grande, la “famiglia carismatica”, che comprende più Istituti che si riconoscono nel medesimo carisma, e soprattutto cristiani laici che si sentono chiamati, proprio nella loro condizione laicale, a partecipare della stessa realtà carismatica.

Incoraggio anche voi, laici, a vivere quest’Anno della Vita Consacrata come una grazia che può rendervi più consapevoli del dono ricevuto. Celebratelo con tutta la “famiglia”, per crescere e rispondere insieme alle chiamate dello Spirito nella società odierna. In alcune occasioni, quando i consacrati di diversi Istituti quest’Anno si incontreranno tra loro, fate in modo di essere presenti anche voi come espressione dell’unico dono di Dio, così da conoscere le esperienze delle altre famiglie carismatiche, degli altri gruppi laicali e di arricchirvi e sostenervi reciprocamente.”

ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Meditiamo con i Padri della Chiesa

 

TUTTO IL MONDO ATTENDE LA RISPOSTA DI MARIA

(dalle "Omelie sulla Madonna" di San Bernardo, abate)

 

Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L'angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l'ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione.

Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. …per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.

Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch'essi nella regione tenebrosa della morte.

Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.

O Vergine, da' presto la risposta. Rispondi sollecitamente all'angelo, anzi, attraverso l'angelo, al Signore. Rispondi la tua parola, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna.

Perché tardi? perché temi? Credi all'opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all'assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.

«Ecco», dice, «sono la serva del Signore,

avvenga di me quello che hai detto»

(Lc 1, 38).