188° anniversario dalla riapertura

domenica 10 maggio 2015

Rimanete nel mio amore (Gv 15, 9)



 

Sono trascorsi quasi due secoli da quando le vicissitudini storiche hanno permesso, ancora una volta, all’uomo di perseguitare altri uomini e ripetere nei fatti ciò che già Fedro aveva descritto raccontando della prepotenza del lupo perpetrata nei confronti dell’agnello. Ieri Napoleone saccheggiava chiese e monasteri di mezza Europa, dietro ideali di libertà e civiltà, ammantati di retorica sui diritti dell’uomo, impedendo di fatto ad altri uomini di vivere secondo il desiderio della ricerca di Dio! Nel nostro tempo altri “ideali” svuotano le coscienze… il mondo langue e anche la Chiesa e i monasteri! Nonostante questo, una frase del Vangelo ci conferma nel nostro proposito: Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia! (Mt 5, 11)

Oggi, con questa ricorrenza, ricordiamo a noi stesse e al mondo il perché siamo “beate!” Perseguitate, allora, le nostre Madri, con l’abbadessa Adirate Zanchi, rimasero nell’amore di Cristo per ben trenta anni, sperando contro ogni speranza. In questi anni intercorsi dal 1797 al 1827, nonostante il ritorno all’Impero Asburgico del Lombardo-veneto, parecchie volte si verificarono spaventose occasioni che misero a rischio l’esistenza della comunità monastica. Le monache furono private dalla possibilità di portare l’abito, di cantare le lodi al Signore, scopo a cui tutta la loro vita era stata dedicata, le grate vennero murate e obbligate a tenere le porte aperte per evitare che potessero vivere in clausura! In fine, furono defraudate del monastero, che riacquistarono il 12 febbraio del 1824, e anche del necessario per sostenersi. Eppure, trenta anni di queste vessazioni resero stabili nella fede e nell’Amore le monache di allora che, perseverando fino alla fine, testimoniarono “l’Unico necessario” (cfr. Lc 10, 42). La loro scelta trovò riscontro nelle parole (maneant et curent) che Pio VII personalmente destinò alla comunità quando fu interpellato sul da farsi. Finalmente il 10 maggio 1827, sotto il governo della stessa abbadessa che vide sin dall’inizio l’insorgere di queste vicissitudini, nel monastero di San Benedetto riprendeva la vita regolare.

Passate indenni le altre traversie della storia dell’Italia unitaria e postbellica, ci ritroviamo a rimanere, ancora oggi, in quell’Amore che il Vangelo, in questo 10 maggio VI Domenica di Pasqua, ci raccomanda affinché la nostra gioia sia piena (cfr. Gv 15,11). Gioia che travalica il concetto che ne ha il “mondo” poiché non è legata all’effimera quotidianità, ma è protesa all’eternità!

Con le orecchie e il cuore aperti, come dice il nostro santo padre Benedetto, ascoltiamo la voce del Figlio che ci trasmette quanto il Padre gli ha comunicato, poiché da servi siamo stati chiamati amici (cfr. Gv 15, 15). Ciò ci dà la piena coscienza che siamo state scelte dal Signore per portare quei frutti duraturi dell’amore di Cristo (cfr Gv 15, 16) in questo mondo dove altri pericoli, ben più gravi di Napoleone, mettono a dura prova quel permanere e curare che ci ha fatte giungere fino ad oggi! In questo momento storico, che sembra ripercorrere i secoli in cui crollò l’Impero romano, riecheggiano le parole del Signore che chiede: quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà ancora la fede sulla terra? (Lc 18, 8) La risposta è scritta nella volontà di colui che ci concederà tutto quello che chiederemo, purché continuiamo ad essere segno del Suo Amore vicendevole (cfr. Gv  15, 16-17).

Con questo spirito ringraziamo il Signore per la copiosa messe che abbiamo raccolto in questo momento di “Grazia” nell’Anno della Vita Consacrata. La nostra sentita gratitudine a mons. Alessandro Assolari, Vicario episcopale per la Vita consacrata, che ha voluto presieduto l’Eucarestia, sottolineando l’importanza di questo evento. Un grazie particolare va agli Oblati del nostro Monastero per la loro presenza e per il servizio liturgico che svolgono a lode e gloria di Dio. Ultimi, non per importanza, ma in quanto segno tangibile della Chiesa orante, ringraziamo tutti i fedeli che partecipano alle nostre celebrazioni e che in questa domenica hanno voluto condividere con noi questa gioiosa commemorazione.