La Trasfigurazione

 

Il tuo volto Signore io cerco … Sal. 26, 8.

La ricerca del volto di Dio ci conduce a riflettere sulla festività odierna attraverso la Liturgia. Il Volto trasfigurato di Cristo sul Tabor definisce lo stato dell’uomo su questa terra, infatti la Colletta ci fa pregare così: O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti, e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa' che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale… Quindi siamo destinati ad essere figli e partecipi dei “misteri della fede e come fine del nostro filiale ascolto abbiamo in pegno la Vita Eterna, la partecipazione al Pleroma che il Padre ci ha destinato sin dall’inizio della nostra creazione. Certamente lascia sorpresi la sottolineatura del brano evangelico di Marco dove dice che: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.” (cfr. Mc. 9, 2.) Altrettanto strana risuona la raccomandazione finale: “ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti.” (cfr. Mc. 9, 9.) Il grande evento in cui Cristo “fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime…(cfr. Mc. 9, 3.) è connotato da una solitudine quasi elitaria e dalla segretezza che potrà essere sciolta solo dopo che il Figlio dell'uomo sarà risorto! (cfr. Mc. 9, 9.) Siamo figli, ma il privilegio di vedere il Volto di Dio rimane relegato alla cerchia dei tre Apostoli, siamo eredi dell’eternità, ma questo evento non può essere annunziato prima della Resurrezione! Non scoraggiamoci, ci viene incontro la promessa che lo stesso Cristo fa nel Vangelo di Giovanni: “Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Gv. 12, 32.) Egli promette alla nostra umanità immersa nella quotidianità di seguirlo nella Gloria, ma solo dopo aver vissuto la nostra esistenza qui ed ora! Kierkegaard che aveva intuito la grandezza di questo mistero si esprime così nella quinta preghiera degli “Esercizi di cristianesimo”: “Signore Gesù Cristo! Certamente è dall’alto che tu attiri un uomo a te e a te lo chiami per la vittoria: ma ciò significa che lo chiami alla lotta e gli prometti la vittoria nella lotta a cui lo inviti dall’alto, tu grande vincitore. Allora, come preservi la nostra anima dalle aberrazioni, conservala anche da questa, dal volerci immaginare di essere membri della Chiesa trionfante mentre ci troviamo ancora nel mondo.”

È la lotta quotidiana con i nostri limiti, con le nostre passioni e tentazioni (tra queste la più grande è sentirsi arrivati) che ci garantisce la vittoria e il permanere in quello stato che è la tensione verso Dio e la ricerca del suo Volto nel volto di ogni uomo; quindi permanere nella realtà per trasformarla attraverso la contemplazione, poiché contemplare (da teoria, composto da teoros- teaomai e orao) altro non vuol dire che vedere un qualcosa di reale così come ci ricorda Atanasio del Sinai: Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Ecco che egli entra nel luogo dove ci troviamo e dice: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa (Lc. 19, 9).

 

Danilo Mauro Castiglione