Domenica Letare 26/03/ 2017

In più occasioni papa Benedetto XVI ha illustrato quelle che secondo lui sono le due vie privilegiate che l'uomo ha a disposizione per accedere alla Verità di DIO, le due cose in grado di testimoniarne l'esistenza, le due epifanie del Divino nella storia: la bellezza e la santità.

La bellezza è da intendersi innanzitutto riferita alla liturgia. Una liturgia è bella quando risplende di nobile semplicità, quando favorisce una profonda adorazione di DIO: non ridondante, non banale. Una liturgia è bella quando forma donne e uomini santi.

Anche la bellezza dell'arte e della Creazione costituiscono una preziosa apologia di Dio laddove l'ingegno umano volge ogni sforzo a ordinare tutte le realtà terrene ferite dal peccato al Disegno originario  del Creatore.

Poi c'è la santità, ci sono persone che non hanno paura di cercare DIO, che non smettono di cercarlo; ci sono persone che nulla antepongono al desiderio di stare alla presenza di Lui nella liturgia e di offrire a Lui la totalità della propria via e del proprio essere. Sempre.

Ciò che più mi commuove è vedere che anche oggi, anche nelle nostre città più frenetiche e smarrite, è possibile trovare oasi colme di tanta bellezza e santità, autentiche tracce di DIO come fumo d'incenso inebriante o sublime musica d'organo. Il fuoco della Pentecoste è ancora riflesso nei volti, nei monasteri benedettini, il vento dello Spirito ancora accarezza chi passa in questi luoghi.

Io in alcuni di quei luoghi sono passato, e in uno di essi ho posato il capo.

La scelta di essere oblato secolare benedettino del monastero San Benedetto di Bergamo si comprende primariamente a partire dal fascino emanato dai nostri monasteri benedettini, dal tappeto di luce che essi ci stendono innanzi. Ma questa scelta evidenzia anche tutto l'amore e tutta la dedizione che nutro verso la mia comunità parrocchiale, nella quale svolgo da anni un servizio liturgico.

Essere oblato a cavallo tra il monastero e la parrocchia è come se entrambe queste realtà facessero parte del mio unico respiro vitale; è come se mi trovassi a inspirare l'aria purissima del monastero per poi espirarla meno pura all'interno mia comunità ecclesiale locale. Credo che in questo risieda la mia missione di oblato: portare la meravigliosa spiritualità benedettina nella mia vita quotidiana, con tutti i miei limiti, le mie miserie, la mia infedeltà all'Evangelo, la mia sete di Lui, la mia voglia di amarLo.

I giorni precedenti la mia oblazione sentivo di compiere un grande passo di avvicinamento a DIO, quasi fosse un vanto: una convinzione fortunatamente subito smentita; Egli si è subito riproposto al mio pensiero in tutta la sua ineffabile trascendenza e grandezza sconfinata. Una ambigua percezione di avvicinamento al Mistero che mi ha ricordato la mia piccolezza, una fasulla illusione di traguardo che mi ha prontamente riportato a un nuovo punto di partenza sulla via della Croce.

Prego il nostro Santo Padre Benedetto e la Comunità Monastica di san Benedetto in Bergamo che mi aiutino a portare avanti questa missione con sempre maggior umiltà e discrezione e di mettere Cristo sempre al primo posto, docile all'Opera mirabile del Suo Santo Spirito.

 

Fabio Pierdamiano Belluti