Partecipazione liturgica

 

Brevi note formative per un corretto approccio allo spirito della Liturgia.

 

Per parlare di Liturgia è forse utile richiamare l’etimologia della parola e il significato originario. Liturgia deriva dal greco laos – ergon ovvero: opera per il popolo e come ci insegna la Sacrosantum Concilium (SC) attraverso la liturgia e specialmente nel Divino Sacrificio dell'Eucaristia, «si attua l'opera della nostra redenzione», [la liturgia] contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa. (cfr. SC 2) 

Non è un caso che il primo documento del Concilio sia sulla liturgia poiché in essa si esprime il Mistero di Cristo e della sua Chiesa, infatti al punto 10 la SC recita così: “la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei « sacramenti pasquali », a vivere « in perfetta unione »; prega affinché « esprimano nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede »; la rinnovazione dell'alleanza di Dio con gli uomini nell'eucaristia introduce i fedeli nella pressante carità di Cristo e li infiamma con essa. Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall'eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa.” È chiaro che senza la liturgia non vi è vera comunione cristiana e che essa deve essere particolarmente curata ed avere un posto centrale nella vita della Chiesa universale e particolare (parrocchiale), attraverso di essa che è la prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano, (SC 14) i fedeli vengono istruiti nelle verità della fede. E ancora la SC raccomanda al punto 19 che: “i pastori d'anime curino con zelo e con pazienza la formazione liturgica, come pure la partecipazione attiva dei fedeli, sia interna che esterna, secondo la loro età, condizione, genere di vita e cultura religiosa. Assolveranno così uno dei principali doveri del fedele dispensatore dei misteri di Dio. E in questo campo cerchino di guidare il loro gregge non solo con la parola ma anche con l'esempio.” E al punto 8 ricorda che “Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l'inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di aver parte con essi; aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli comparirà, egli che è la nostra vita, e noi saremo manifestati con lui nella gloria.” A tale percorso è invitato a contribuire il Popolo di Dio in diversi modi, infatti “Nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza.” (SC 28) “Anche i ministranti, i lettori, i commentatori e i membri della « schola cantorum » svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitino il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene a un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi. Bisogna dunque che tali persone siano educate con cura, ognuna secondo la propria condizione, allo spirito liturgico, e siano formate a svolgere la propria parte secondo le norme stabilite e con ordine.” (SC 29)