La gioia di donarsi... un cammino in Avvento
Il cammino di Avvento vissuto dalla Comunità degli Oblati Secolari di Bergamo ha avuto il suo culmine con il Ritiro Spirituale, predicato da don Marco Caldara. Nella splendida cornice della Chiesa del Monastero prima e nei locali dell'ex noviziato poi, don Marco ha focalizzato la sua riflessione sulla “gioia”, in piena sintonia con la Liturgia della Terza Domenica di Avvento, dalla Tradizione detta “Gaudete”, appunto della Gioia.
L'Avvento, nella tradizione dei Padri, è tempo di penitenza nell'attesa della Kenosi, dell'”abbassamento” di Cristo fino a raggiungere l'uomo nella sua povertà: Dio, che nella carne della Vergine Maria, si fa carne, rendendo una giovane donna Madre di Dio. Il silenzio e la preghiera sono il volano per l'accoglienza del Dio fatto uomo, un silenzio che non è mutismo e una preghiera che non è una richiesta personale, aprono il cuore all'accoglienza di Dio e sull'esempio di Maria, della Parola che si Incarna. Tale abbassamento non può e non deve escludere la gioia del farlo. Una gioia che nasce dall'accoglienza della Parola di Dio nella propria vita e sull'esempio di Cristo farsi Kenosi verso gli altri.
“Rallegratevi sempre nel Signore, sempre: ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!” (Fil 4, 4-5)
Con queste parole dell'Apostolo delle Genti don Marco Caldara ha aperto la sua riflessione. Il cristiano è l'uomo della gioia. Non può testimoniare la propria fede nel Cristo morto e risorto se non attraverso la gioia. Compito di ogni cristiano è portare questa gioia nel mondo. Una gioia che non è semplice allegria, ma è radicata nell'attesa, nella Parusia del Cristo: “Il Signore è vicino!”. Una gioia che nasce dall'Incarnazione e il canto del Magnificat di Maria ne è un esempio straordinario: “l'anima magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore!”.
L'oblazione non è altro che un cammino nella gioia del testimoniare la Parola di Dio che si fa carne e che deve diventare carne nella carne di ogni uomo e donna, di qualsiasi tempo e di qualsiasi condizione sociale. L'oblazione è uno dei carismi della Chiesa, l'offrirsi a Dio nel servizio in un monastero, non significa offrie “manovalanza”, bensì divenire offerta vivente, gradita a Dio.
Il santo padre Benedetto nella S. Regola dipinge in modo mirabile la gioia dell'offerta, lo fa in relazione alla penitenza quaresimale, che nella tradizione monastica antica il tempo di Avvento era uno dei periodi: … oltre alla misura impostagli offra qualcosa a Dio spontaneamente col gaudio dello Spirito Santo... e con gioia di sopprannaturale desiderio aspetti al santa Pasqua”(RB 49, 6-7). Il privarsi di qualcosa non ha senso se non nella piena gioia del cuore, una gioia che nell'Incarnazione e nella nascita del Figlio di Dio manifesta già la Croce e la Resurrezione: la Pasqua del Signore.
Il Cammino dell'oblazione è un cammino di donazione, di offerta costante e gioia al Servizio di Cristo, nell'obbedienza e nell'ascolto della sua Parola, ma che diventa carne nella carità, nell'amore verso il prossimo.
Nel capitolo quinto della Regola che il s. p. Benedetto intitola all'obbedienza, si legge: Ma questa obbedienza sarà accetta a Dio e gradevole agli uomini, se il comando ricevuto verrà eseguito senza esitazione, lentezza o tiepidezza e tantomeno con mormorazioni o proteste, perché l'obbedienza che si presta agli uomini è resa a Dio, come ha detto lui stesso: "Chi ascolta voi, ascolta me". I monaci dunque devono obbedire con slancio e generosità, perché "Dio ama chi dona con gioia!".
L'oblato e l'oblata sono uomini e donne che vivono la vita monastica e gli insegnamenti dell'amorevole padre nell'oggi del mondo. Che conoscono la fatica e il peso della sequela, che non è una rinuncia a qualcosa, ma la serenità dell'Eccomi di Maria alla volontà di Dio.
L'offerta dell'uomo e della donna al servizio del monastero è accettata da Dio se fatta con gioa, immediatamente “senza mormorazioni o proteste” come il Cristo Obbediente al Padre offrì la sua vita sulla Croce, nella consapevolezza che Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9, 7).
Il cammino del Nuovo Anno Liturgico, che con il Tempo dell'Avvento ha inizio, sia un cammino di offerta generosa di sè a Cristo, Parola fatta cibo, Luce che illumina il cammino, Dio che deifica ogni uomo, nella verità e nella carità.
Giuseppe Favilla