IL PRESEPE

 “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà:

Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.

Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine”

(Is 9,5s)

 

Sembra quasi un sogno da bambino, la velleità di una mente fervida e ingenua quella di poter contemplare la pace profonda del presepe con le sue statuine, i pastori e il quadretto familiare della grotta con Maria, Giuseppe e il Bambinello. Forse solo i poeti, come Quasimodo nella poesia “Il Presepe”, possono esprimere le immagini intense che ha prodotto l’evento della salvezza nella mente dell’uomo attraverso le parole:

 

Natale. Guardo il presepe scolpito

dove sono i pastori appena giunti

alla povera stalla di Betlemme.

 

Anche i Re Magi nelle lunghe vesti

salutano il potente Re del mondo.

 

Pace nella finzione e nel silenzio

delle figure in legno ed ecco i vecchi

del villaggio e la stalla che risplende

e l'asinello di colore azzurro.

 

È la parola immagine/finzione che, pur mostrando una realtà visiva di superficie, ci rinvia ad una dimensione profonda di una rappresentazione dalle forti connotazioni. Già la stessa etimologia del sostantivo immagine, composta da imus (basso- fondo) e dal verbo agere (agire, guidare e in senso lato anche rendere), ci guida a quella dimensione nella quale viene creata la rappresentazione di un evento spirituale o storico traslandolo da una visione esteriore ad una dimensione interiore. Qua troviamo la forza di quella “immaginazione creatrice” espressa dal presepe! Infatti la parola presepe composta da prae (innanzi) e saepes (recinto), ovvero luogo che ha davanti un recinto, ci invita a superare la fugacità dell’apparenza per leggervi l’inizio della storia della nostra salvezza, ovvero l’inizio della rappresentazione plastica di questa mirabile storia. Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele (Num. 24, 17.), tale stella introduce il cammino dei Magi, della primitiae gentium, di tutte le stirpi del mondo che avrebbero venerato il Nuovo Nato. Proprio di un percorso (ad imo) verso il basso ci parla il presepe: dalla parola fecondatrice del Verbo che discende nel grembo della Vergine, alla sua manifestazione nella grotta ai Magi e ai pastori. Una contemplazione discendente e ascendente del Verbo che si fa carne, si rende visibile, quindi reale per gli occhi del corpo e per gli occhi interiori: attraverso quest’ultimi ognuno di noi diviene contemporaneo dell’evento salvifico!

 

Danilo Mauro Castiglione

Oblato Benedettino Secolare