particolare del chiostro dell'Isabello
particolare del chiostro dell'Isabello

LA STORIA

 

Il monastero di San Benedetto trae origine dalla fusione delle comunità benedettine di Santa Maria Novella e Santa Maria in Valmarina. La comunità di Santa Maria Novella, fondazione delle ‘umiliate’ di Stezzano trasferitesi in città nel sec. XIII - passate poi alla Regola benedettina - si unì nel 1372 ca. alla comunità di San Giuliano proveniente da Bonate Sotto. La cappella di S. Maria e annesso monastero, posti all’estremità nord-ovest dell’isolato, all’incrocio dell’attuale via S. Alessandro (il Rizolo) e via Botta, divenne il primo nucleo dell’odierno complesso monastico di San Benedetto.

La comunità di Santa Maria di Valmarina si forma già verso la metà del sec. XII sul colle cittadino nell’omonima località. Non conosciamo l’anno preciso di fondazione, ma la dott.ssa M. T. Brolis ha potuto indicare, in base a ricerche documentarie, l’arco temporale compreso tra il 1146 ed il 1153. La vita delle monache di Valmarina in quell’insediamento rurale era insicura, pertanto la comunità, ormai ridotta a sole due monache, si trasferì definitivamente in città nel borgo di S. Stefano, prima del 1430, a pochi passi dalla comunità di Santa Maria Novella. Entro il 1448 venne edificata una piccola chiesa - dedicata a san Benedetto nel 1451 - di cui rimangono alcuni probabili riferimenti architettonici lungo via S. Alessandro. Il 10 gennaio 1460 fu sancita l’unione tra la comunità di Valmarina con quella di Santa Margherita di Brembate.

Al dicembre 1493 si deve ricondurre l’effettiva unione delle comunità di Valmarina con S. Maria Novella nel complesso monastico di San Benedetto dove oggi è ubicato.

La nuova comunità cittadina crebbe rapidamente e il 18 giugno 1504 arrivò a contare 28 monache professe: questo comportò la necessità di ampliare il complesso cenobitico e la chiesa; l’assenza pressoché totale di documenti d’archivio rende però difficile determinarne la cronologia.

Nel 1503 avvenne un fatto miracoloso, riportato da Donato Calvi nelle sue Effemeridi: l’immagine della Vergine (ora non più visibile, ma riscoperta nell’attuale chiesina interna, contigua al comunichino, durante i restauri del 1980) a fianco dell’altare orientato, come tradizione a est, avrebbe copiosamente lacrimato. Nel 1504 iniziò la costruzione della nuova chiesa, ma già nel 1516 abbisognò di alcuni restauri a causa del cedimento di una parete. Un nuovo progetto venne affidato all’architetto bergamasco Pietro Cleri detto Isabello (1484-1549), che già si era occupato della risistemazione della cappella interna delle monache, affrescata negli anni 1510-15 da Jacopino de’ Scipioni e collaboratori, adibita in seguito a sacrestia maggiore. La chiesa ristrutturata e riorientata (pianta a “croce greca inscritta”, con abside verso nord) fu portata a termine nel 1523, ma consacrata solo l’11 settembre 1547 da Vittore Soranzo vescovo di Bergamo (1547- 1558) e dedicata alla Vergine Maria Assunta, a san Benedetto e ai Santi titolari delle diverse comunità monastiche qui confluite: san Giuliano, santa Margherita e, dal 1575, anche san Fermo.